L’Agenda “Donne, Pace e Sicurezza nella ris. 2493 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
Resolution 2493 (2019) Adopted by the Security Council at its 8649th meeting, on 29 October 2019
Approfondimento n. 45/2019
Come ogni anno a partire dal 2000, nel mese di ottobre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tiene gli open debates con la società civile nell’ambito dell’anniversario dell’adozione della ris. 1325 (2000). Fin dal 2000, anno dell’adozione della risoluzione, che rappresenta la prima adottata dal Consiglio sulle tematiche di genere unite alle più delicate questioni sulla sicurezza e sulla pace internazionali, questi incontri rappresentano un consueto appuntamento che si rivela molto importante soprattutto per aprire il confronto fra le Nazioni Unite, gli Stati Membri e le organizzazioni della società civile. L’obiettivo degli incontri è di valutare lo stato di attuazione della ris. 1325 e delle successive risoluzioni in materia facenti parte del cospicuo corpus normativo dell’Agenda “Women, Peace and Security”.
Nell’ambito degli incontri tenutisi nell’ottobre del 2019, il Consiglio ha adottato all’unanimità la ris. 2493. La risoluzione è il decimo tassello facente parte della più composita Agenda su “Women, Peace and Security”. I punti più salienti della risoluzione sono diversi e ruotano tutti attorno alla consapevolezza della ancora diffusa sottorappresentazione delle donne nelle posizioni apicali e nei consessi internazionali di più alto rilievo. Nello specifico, il primo punto da rilevare è l’urgenza per gli Stati Membri di rinnovare il loro impegno assunto nel 2000 con l’adozione della ris. 1325, in vista soprattutto di alcuni importanti anniversari, tra cui il ventennale dall’adozione della 1325, del 25esimo anniversario della Conferenza di Pechino e non da ultimo, il 75esimo anniversario dalla nascita delle Nazioni Unite.
Il Consiglio, inoltre, al par. 3 della risoluzione, esprime l’urgenza di garantire una partecipazione delle donne ai processi di pace fin dai primi momenti di un conflitto, promuovendo un loro pieno coinvolgimento ai processi di pace e ai tavoli negoziali di alto livello. La partecipazione delle donne non solo deve essere promossa e garantita dagli Stati, ma deve essere il più inclusiva possibile. L’obiettivo più volte richiamato è infatti quello di rendere di fatto la partecipazione delle donne “full, equal and meaningful”.
Altro punto da rilevare è la richiesta da parte del Consiglio al Segretario generale delle Nazioni Unite di promuovere la nomina di gender adviser e protection adviser, nell’ottica di attuare le previsioni della ris. 1325 tripartita nelle cd. 3P: protezione, partecipazione e prevenzione. I contesi più delicati sono soprattutto quelli in cui sono dispiegate le operazioni di peace-keeping e di peace enforcement e più in generale nelle missioni sotto l’egida delle Nazioni Unite. In tali contesti di crisi, infatti, il ruolo delle donne può essere non solo significativo, ma fondamentale e strumentale per la costruzione della pace e per la mediazione dei conflitti in ragione del loro naturale ruolo trasformativo della società.
Debora Capalbo
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, comparato e internazionale