La vaccinazione infantile obbligatoria non comporta una violazione dell’art. 8 della C.E.D.U.: la Corte di Strasburgo tra tutela dei diritti fondamentali dell’individuo e obiettivo di proteggere la salute pubblica
Approfondimento n. 1/2021
Con la recente sentenza dell’8 aprile 2021, in riferimento alla vicenda Vavřička and Others v. the Czech Republic (ricorso n. 47621/13 e altri cinque ricorsi), la Grande Camera della Corte EDU ha deciso, a maggioranza di 16 voti contro uno, che l’obbligo di vaccinazione infantile, predisposto dalla legislazione ceca, non viola l’art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani (d’ora in poi “CEDU”), il quale sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare di ogni individuo.
Si tratta di una pronuncia particolarmente rilevante nel contesto internazionale attuale, in cui l’emergenza pandemica dovuta alla diffusione del SARS-CoV2 (o COVID-19) ha riacceso il vivace e interessante dibattito sull’obbligo di vaccinazione; tuttavia, tale disamina pone alcuni fondamentali problemi circa l’adeguato bilanciamento fra la tutela dei diritti fondamentali della persona umana e la garanzia della salute e sicurezza collettiva.
Prima di analizzare l’innovativa pronunzia dei giudici europei, occorre preliminarmente precisare che nella Repubblica Ceca esiste un obbligo legale di vaccinare i bambini contro ben nove malattie; l’ordinamento giuridico ceco, pertanto, preclude l’accesso alla scuola dell’infanzia ai bambini non vaccinati, fatta eccezione per i minori che non possono sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria a causa di particolari motivi di salute.
Nel caso di specie, il primo genitore ricorrente era stato multato per aver impedito ai suoi due figli di vaccinarsi, in violazione dell’obbligo statuito, mentre a tutti gli altri ricorrenti era stata negata l’iscrizione dei figli alla scuola materna con la medesima motivazione.
Orbene, è incontestato che la vaccinazione obbligatoria, intesa essenzialmente come un intervento medico non volontario, rappresenti una chiara ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata, garantita dall’art. 8 della Convenzione, come più volte sottolineato dalla stessa giurisprudenza di Strasburgo (si veda, a titolo esemplificativo, la pronuncia relativa al caso Solomakhin v. Ukraine, ricorso n. 24429/03,15 marzo 2012, § 33); non fa eccezione il caso sottoposto all’attenzione della Corte, oggetto della presente discussione, considerando che i figli dei ricorrenti non erano stati ammessi alla scuola materna per aver violato l’obbligo di vaccinazione testé riportato e, di conseguenza, avevano subito una notevole interferenza nel normale esercizio del loro diritto al rispetto della propria vita privata.
Per di più, la Grande Camera rammenta che, secondo quanto prospettato dal secondo paragrafo dell’art. 8 della C.E.D.U.,sono ritenute legittime determinate ingerenze nella vita privata dell’individuo solo se espressamente previste dalla legge nazionale, e a condizione che esse, in una società democratica, siano necessarie allo scopo di tutelare “the interests of national security, public safety or the economic well-being of the country, for the prevention of disorder or crime, for the protection of health or morals, or for the protection of the rights and freedoms of others.”
Ebbene, nella vicenda in questione, la Corte ha affermato che la politica perseguita dalle autorità ceche è rivolta all’obiettivo pienamente legittimo di tutelare non solo la salute dei bambini, bensì anche i diritti dei terzi, in quanto la vaccinazione offre uno scudo di protezione nei confronti sia di chi la riceve, sia di chi, per svariate ragioni non dipendenti dalla propria volontà, non ha la possibilità di vaccinarsi; risulta opportuno sottolineare che i giudici di Strasburgo, nella lotta all’eliminazione delle malattie di considerevole gravità, hanno constatato la necessità di affidarsi alla cosiddetta“herd immunity”, oggigiorno al centro dell’attenzione mediatica con riferimento alla vaccinazione contro il COVID-19, riscontrando l’ulteriore sostegno da parte delle autorità sanitarie competenti. (cfr. sentenza Vavřička and Others v. the Czech Republic, § 272)
Sulla base di tali considerazioni, i giudici europei precisano che ogni autorità statale ha il compito di individuare un corretto equilibrio fra il perseguimento dell’interesse pubblico e la necessità di ingerenza nella vita privata del singolo individuo, attraverso l’adozione delle misure più adeguate al raggiungimento di tale obiettivo.
La Corte ha dichiarato, inoltre, che quanto più la rilevanza del diritto in gioco è tangibile (a tal proposito, la Corte parla di “key rights“), tanto meno lo Stato possiede margine di apprezzamento sulle misure con le quali agire al fine di conseguire un giusto equilibrio fra le diverse esigenze appena descritte; al contrario, quando l’ingerenza statale incide su diritti meno cruciali, le autorità nazionali potranno operare con maggiore discrezionalità.
In siffatto contesto, è compito esclusivo dello Stato valutare le modalità più adatte all’individuazione dell’auspicabile equilibrio appena descritto; alla Corte di Strasburgo è invece affidata la responsabilità di delineare “the final evaluation as to whether an interference in a particular case is ‘necessary’, as that term is to be understood within the meaning of Article 8 of the Convention” (cfr. §§ 273-275).
Conseguentemente, tale obbligo di vaccinazione non sarebbe altro che lo strumento adottato del governo nazionale diretto a fronteggiare la “pressante necessità sociale” di proteggere la salute individuale e pubblica da malattie pericolose e, al contempo, di salvaguardare ad ogni costo the best interest of the children, un leitmotiv di prioritaria rilevanza nell’ambito della giurisprudenza europea, proclamato ulteriormente dall’art. 3 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989. In aggiunta, la Grande Camera ha ritenuto che, nel caso in questione, la Repubblica ceca godesse di un ampio ed appropriato margine di apprezzamento, sancendo la piena coerenza della politica sanitaria statale con l’obiettivo primario da perseguire, ossia il bene e la protezione effettiva dei minori da malattie gravi e debilitanti (cfr. §§ 281-289).
Successivamente, la Corte ha esaminato la proporzionalità dell’ingerenza nella vita privata dei bambini rispetto al soprammenzionato scopo legittimo perseguito dallo Stato ceco, attraverso l’imposizione della vaccinazione obbligatoria. A tal riguardo, la Grande Camera, nonostante abbia constatato che la mancata iscrizione alla scuola materna dei figli dei ricorrenti aveva senza dubbio causato la perdita di un’opportunità di sviluppo della loro personalità, ha ugualmente rilevato la natura preventiva, piuttosto che punitiva, di siffatta previsione legislativa; nondimeno, si tratta di una misura meramente temporanea, in quanto destinata a produrre i suoi effetti sino al raggiungimento dell’età richiesta per la frequenza della scuola dell’obbligo.
Alla luce di quanto precede, la Corte ha concluso che, attraverso l’attuazione di tali politiche nazionali, i minori cechi non sono stati in alcun modo privati della possibilità di conseguire “a personal, social and intellectual development […]” (cfr. § 70)
Pertanto, la Grande Camera ha stabilito che le misure lamentate possono essere considerate non solo necessarie alla tutela della sicurezza di “una società democratica”, ma anche proporzionate in relazione agli obiettivi legittimi che intendono perseguire, operando, quindi, nel pieno rispetto del diritto di cui l’art. 8 della CEDU ed escludendo altresì un superamento da parte dello Stato del proprio “margin of appreciation”.
In definitiva, a parer di chi scrive, la decisione appena analizzata costituisce un punto di partenza essenziale per l’affermazione di un orientamento giurisprudenziale analogo concernente la legittimità di eventuali obblighi di vaccinazione anti COVID-19, imposti dalle legislazioni nazionali.
Infatti, sebbene le misure statali discusse in questa sede si riferiscano esclusivamente all’obbligo di vaccinazione infantile, nulla potrebbe ostare all’applicazione di tali principi anche al contesto pandemico odierno: invero, nella pronuncia in esame, la Corte rimarca il fondamentale ruolo di siffatto strumento nell’ambito della protezione dell’individuo da malattie che, nelle ipotesi di notevoli focolai, possono danneggiare la sicurezza dell’intera collettività. (cfr. § 300)
D’altronde, essendo la CEDU un living instrument e svolgendo la Corte il ruolo di interprete principale di tale carattere evolutivo della Convenzione, non stupirebbe un’ipotetica pronuncia in tal senso, improntata, però, alla necessità di assicurare un adeguato bilanciamento tra urgenza di tutelare la salute pubblica dalla minaccia COVID-19 da un lato, e laprotezione dei diritti fondamentali e delle libertà della persona umana, dall’altro. Alla Corte di Strasburgo l’ardua sentenza. (Cfr. M. DI LOLLO, Obbligo di vaccinazione, tra sicurezza della collettività e salvaguardia dei diritti dell’individuo: alcune riflessioni alla luce dell’ordinamento giuridico internazionale, in P. IERVOLINO (a cura di), Vaccinazione e rapporto di lavoro: i diritti coinvolti nel licenziamento antipandemico, Edizioni Lavoro e Previdenza Oggi, marzo 2021, pp. 39-44).
Cristina Milano
Studentessa del Master in “Tutela internazionale dei diritti umani Maria Rita Saulle”
Link e contributi utili
– A. SCARCELLA, La Corte di Strasburgo decide sulla vaccinazione infantile obbligatoria: non è violazione della CEDU, in Il Quotidiano giuridico, 13 aprile 2021, disponibile qui: https://www.quotidianogiuridico.it/documents/2021/04/13/la-corte-di-strasburgo-decide-sulla-vaccinazione-infantile-obbligatoria-non-e-violazione-della-cedu#
– S. OCCHIPINTI, Vaccinazione obbligatoria: le linee guida della Corte EDU, in Altalex, 15 aprile 2021, disponibile qui: https://www.altalex.com/documents/news/2021/04/15/vaccinazione-obbligatoria-le-linee-guida-della-corte-edu
– Dw.com, ECHR rules obligatory vaccination may be necessary, 8 aprile 2021, disponibile qui: https://www.dw.com/en/echr-rules-obligatory-vaccination-may-be-necessary/a-57128443
– M. DI LOLLO, Obbligo di vaccinazione, tra sicurezza della collettività e salvaguardia dei diritti dell’individuo: alcune riflessioni alla luce dell’ordinamento giuridico internazionale, in P. IERVOLINO (a cura di), Vaccinazione e rapporto di lavoro: i diritti coinvolti nel licenziamento antipandemico, Edizioni Lavoro e Previdenza Oggi, marzo 2021, pp. 39-44