Il Parlamento europeo si esprime sul divario retributivo di genere nell’UE
Risoluzione del Parlamento europeo del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere (2019/2870(RSP)
Approfondimento n. 4/2020
Il 30 gennaio scorso, il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione 0025 sul divario retributivo di genere (TA-9-2020-0025_IT). Con questa risoluzione, gli eurodeputati hanno chiesto agli Stati Membri dell’Unione europea un intervento su larga scala per colmare il gap sulla persistente differenza retributiva che ormai da troppo tempo esiste.
Nello specifico, il Parlamento chiede alla Commissione europea di prevedere nuove proposte e di porsi dei nuovi obiettivi nell’ambito della “Strategia Europa 2020”. Il Parlamento sottolinea che il divario retributivo di genere si inserisce all’interno di un quadro normativo non solo europeo ma internazionale di tutela dei diritti umani, nello specifico richiamando le Convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sulla parità retributiva del 1951. In verità, anche la Commissione europea aveva già avviato politiche a livello UE sulla parità di genere con diversi piani d’azione.
La risoluzione del Parlamento europeo sottolinea che l’uguaglianza di genere è uno dei principi fondamentali dell’UE sanciti dall’art. 2 par. 3 del Trattato sull’Unione europea (TUE), dall’art. 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE e dall’art. 8 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Inoltre l’art. 157 par. 1 del TFUE stabilisce espressamente che ciascuno Stato membro deve assicurare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e di sesso femminile. Queste considerazioni si collegano anche al principio n. 2 del pilastro europeo dei diritti sociali secondo il quale la parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini deve essere garantita e rafforzata in tutti i settori.
Alla luce di questi cardini normativi dell’ordinamento dell’UE in materia di parità di genere, il Parlamento europeo ha espresso la propria preoccupazione alla luce soprattutto dei dati sull’uguaglianza di genere forniti dall’Istituto europeo di genere, secondo i quali nella quasi totalità dei paesi dell’UE le donne subiscono un trattamento retributivo ancora inferiore rispetto agli uomini a parità di professione.
Il dato più preoccupante è che stando ai dati più recenti presentati dalla Commissione, il divario retributivo tra donne e uomini ha “una specifica correlazione negativa tra la femminilizzazione di un’occupazione e il livello delle retribuzioni”. Il Parlamento europeo chiede quindi alla Commissione di procedere ad una revisione immediata del piano d’azione sul divario retributivo di genere entro la fine del 2020, con misure da realizzare nei prossimi cinque anni. In questo senso, la risoluzione mette in evidenza che molto spesso le donne vivono in realtà di lavoro precario e sommerso che si rivela per lo più a prevalenza femminile, con un impatto negativo sulla loro situazione previdenziale. Il Parlamento evidenzia poi che sussiste un diretto nesso causale tra il divario retributivo e pensionistico di genere e le violenze domestiche. Infatti, anche le Nazioni Unite hanno rilevato che quasi il 30% delle donne a livello mondiale subisce molestie psicologiche o sessuali sul luogo di lavoro in ragione della posizione di inferiorità cui sono relegate.
Il Parlamento chiede quindi alla Commissione di intervenire per colmare un grave gap le cui conseguenze sono preoccupanti non solo sul piano economico ma soprattutto sul piano sociale. La risoluzione ha avuto il grande merito di far emergere come il dato normativo a livello europeo si discosti ancora molto dal dato reale in tutto il territorio dell’UE, sebbene in misura differente nei 27 Paesi membri.
Debora Capalbo
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, comparato e internazionale