Covid-19 and Women’s Human Rights: dalla violenza di genere al rischio regressione dei diritti e del ruolo delle donne nella società

Approfondimento n. 22/2020                                                                                                                                                                                                                                                                                

L’attuale emergenza sanitaria e la conseguente quarantena hanno portato ad un aumento significativo dei casi di violenza di genere, in quanto, molto spesso, le vittime si trovano a convivere con il loro carnefice. Non solo, la difficile situazione economica, lo stress e la vicinanza obbligata generano maggiori attriti, aumentando, dunque, le reazioni violente del convivente che può trasformarsi in uno spietato aguzzino. Tale situazione si presenta ancora più grave  per le cittadine straniere e per le donne migranti, le quali, per il timore di perdere il permesso di soggiorno legato al coniuge, per problemi di lingua o per la mancata conoscenza dei servizi, potrebbero non chiedere  l’aiuto necessario o farlo quando è già troppo tardi.

In risposta alla forte diminuzione della possibilità di denunciare, molti Stati hanno attivato dei servizi via chat o un codice  SOS per permettere alle vittime di chiedere aiuto anche da casa, in farmacia, al supermercato e in qualunque momento abbiano la possibilità di utilizzare il telefono senza essere ascoltate. È indispensabile, dunque, attivarsi affinché tali violazioni dei diritti vengano meno, con l’obiettivo di migliorare la situazione durante l’emergenza sanitaria, ma anche, e soprattutto, nel prossimo futuro. Solo intervenendo sarà possibile evitare una regressione dei diritti delle donne.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, in data 15 aprile 2020, ha redatto una Guida dal titolo “Covid-19 and Women’s Human Rights”, nella quale si analizza l’impatto del Covid sulla violenza di genere, sulla salute di donne e bambine, sul lavoro, sul reddito, sulla vita, sull’accesso all’acqua e alla sanificazione, sull’educazione, nonché sul fatto che la partecipazione delle donne al processo decisionale riguardante il Covid-19 sia molto limitata. Nello specifico, nella Guida si evidenzia che l’aumento della violenza di genere al tempo della pandemia sia confermato da diversi rapporti dei media, dalle dichiarazioni ufficiali, dalle informazioni ricevute sul campo e dai difensori dei diritti umani in molti paesi. Le donne, già vittime, si trovano ad essere esposte a maggiori pericoli: sono state ricevute segnalazioni di donne minacciate di essere lasciate fuori di casa, senza sostentamento economico o addirittura di essere infettate. È  stata, inoltre, segnalata una diminuzione delle denunce e dei contatti telefonici, attribuita alle difficoltà di effettuare chiamate private, mentre i messaggi di testo e le e-mail sono aumentate.  

La pandemia incide notevolmente sulla vita delle donne: circa il 70% degli operatori sanitari è di genere femminile, le donne incinte e che hanno appena partorito possono essere particolarmente vulnerabili alle malattie infettive, molte di esse possono avere minori libertà a causa della mancanza di reddito, altre non si sottopongono alle cure per il Covid-19 per motivi religiosi. Inoltre, a causa del sovraccarico del sistema sanitario nazionale, della riallocazione delle risorse e della carenza di forniture mediche, viene minata la salute sessuale e riproduttiva e i conseguenti diritti di donne e ragazze.

Bisogna poi considerare che una parte significativa della popolazione femminile lavora nel settore dell’Hospitality, nella vendita al dettaglio e nei servizi che sono maggiormente stati colpiti dall’emergenza sanitaria. L’alta concentrazione delle donne nel cosiddetto settore informale comporta minori probabilità di ricevere congedi familiari o per malattia, di avere un’assicurazione sanitaria. Inoltre, la chiusura di scuole e asili ha avuto un impatto differenziale tra i genitori, portando le donne ad assumersi maggiori responsabilità con la conseguente limitazione del lavoro e delle proprie risorse economiche. Infine, di particolare rilevanza è il divario tecnologico di genere, in quanto le donne hanno un accesso alla tecnologia più limitato rispetto agli uomini   e, dunque, hanno limitate possibilità di lavorare da remoto. Tutto ciò rischia non solo di condurre ad una regressione del ruolo della donna nella società, ma anche di generare conseguenze importanti sul benessere delle famiglie.

Com’è ben noto, una delle maggiori misure anti Covid è stata la chiusura delle scuole. Questo ha generato dubbi e preoccupazioni per l’istruzione di migliaia di bambini, ragazzi e giovani adulti, ma ciò di cui meno si parla, e che più incide sulla società, è il fatto che molte ragazze sono costrette a restare in casa a prescindere dalla chiusura delle scuole, per occuparsi dei lavori domestici o per il lavoro minorile e i matrimoni forzati. Ciò comporta anche l’impossibilità di utilizzare i servizi sicuri offerti dalla scuola e di nutrirsi adeguatamente.  Nell’emergenza sanitaria, inoltre, il ruolo delle donne è stato decisamente minore rispetto a quello degli uomini. Esse, infatti, non vengono ugualmente rappresentate negli spazi politici e nei processi decisionali locali, nazionali e globali del Covid-19. La competenza, l’esperienza e i pensieri delle donne non sono state tenute debitamente  considerate, nonostante rappresentino la maggior parte della forza lavoro sanitaria e siano in prima linea nell’interazione con la comunità.

Anche il Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani, in data 7 maggio 2020, con la dichiarazione dal titolo “COVID-19: Ensure women’s access to sexual and reproductive health and rights” sottolinea che la salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne rappresentano un aspetto fondamentale degli obblighi degli Stati membri del Consiglio d’Europa di garantire i diritti umani delle donne e promuovere la parità di genere. Tra i problemi maggiormente riscontrati troviamo l’accesso alle informazioni, ai servizi e beni per la salute riproduttiva di donne e ragazze, nonché  all’aborto, alla contraccezione in generale e all’assistenza sanitaria puerperale.

Le misure adottate per il contenimento del contagio hanno complicato notevolmente la possibilità di usufruire di tali servizi, ad esempio, le restrizioni di viaggio hanno comportato l’impossibilità di esercitare il diritto di decidere autonomamente sul proprio corpo e sulla propria vita per donne e ragazze che si trovano in quei pochi Stati europei in cui l’aborto è illegale o limitato, e che, dunque, non possono recarsi all’estero per ricevere l’assistenza necessaria. Ma, anche in quegli Stati in cui l’aborto è legale, sono state riscontrate innumerevoli difficoltà dovute ad ostacoli preesistenti, come attese e consulenze obbligatorie, ricoveri non necessari, obiezioni di coscienza e restrizioni nella disponibilità di pillole mediche abortive.  

L’assistenza sanitaria materna deve essere garantita in ogni momento, anche durante una pandemia. Tuttavia, a causa delle esigenze dovute alla difficile situazione, molto personale è stato riassegnato generando una serie di disservizi. Del resto, in molti paesi si ricorre a pratiche dannose quali separazioni dal neonato e da qualsiasi figura di sostegno e ad altre misure che ledono il diritto delle donne alla dignità e all’autonomia nel parto. Inoltre, particolare attenzione deve essere riservata alle donne e ragazze più vulnerabili, come le vittime di violenza di genere o di violenza sessuale, le donne a rischio e quelle che subiscono diverse forme di discriminazioni,  le ragazze adolescenti, le donne che vivono in povertà, le donne rurali, migranti, Rom, disabili  o LBTI.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e il Commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti Umani hanno stilato un elenco di misure dirette a prevenire e migliorare tali situazioni critiche, accogliendo positivamente quanto già messo in pratica da alcuni Stati. È necessario che tali misure vengano attuate anche dopo la crisi per realizzare una uguaglianza duratura a beneficio delle donne e della stessa società. Si ritiene anche che la raccolta dei dati debba essere migliorata, in particolare la documentazione sull’impatto del virus su specifici diritti umani di genere.  Infatti, dati e ricerche sono essenziali per aumentare l’efficacia delle risposte alla pandemia e per informare e prepararsi ad altre emergenze sanitarie. Si deve lavorare affinché questa pandemia e le relative restrizioni non approfondiscano ulteriormente il divario di genere e minino i progressi realizzati in Europa negli ultimi decenni.

Vanessa Di Carlo

Studentessa del Master in Tutela internazionale dei diritti umani

Link utili:

https://www.ohchr.org/_layouts/15/WopiFrame.aspx?sourcedoc=%2FDocuments%2FIssues%2FWomen%2FCOVID%2D19%5Fand%5FWomens%5FHuman%5FRights%2Epdf&action=view
https://www.coe.int/en/web/commissioner/-/covid-19-ensure-women-s-access-to-sexual-and-reproductive-health-and-rights