L’Agenda giovani nel diritto internazionale
Approfondimento n. 4/2024
Negli ultimi anni, la Comunità internazionale e di conseguenza il diritto internazionale sembrano aver preso coscienza del ruolo non irrilevante che le nuove generazioni possono giocare nei processi di “governance globale”, in particolare con riferimento a tematiche quali la promozione della pace, dello sviluppo sostenibile e della tutela dei diritti umani. La cosiddetta “Agenda Giovani”, grazie soprattutto all’azione delle Nazioni Unite e di alcune organizzazioni regionali, si sta progressivamente affermando come uno strumento cruciale per rafforzare il contributo dei giovani in settori chiave come l’ambiente, la sicurezza e il consolidamento delle istituzioni democratiche.
In questa prospettiva, vanno rammentate, ad esempio, una serie di iniziative promosse dalle Nazioni Unite che hanno avuto il merito di riconoscere il valore e l’apporto delle nuove generazioni in vista del raggiungimento di obiettivi quali lo sviluppo sostenibile. Tra queste si potrebbe menzionare la risoluzione 50/81 del 1995 dell’Assemblea generale “World Programme of Action for Youth to the Year 2000 and Beyond” o la Risoluzione 2250 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che rappresenta un punto di riferimento essenziale nell’ambito della promozione della pace e della sicurezza attraverso il coinvolgimento dei giovani. A livello regionale, il Consiglio d’Europa ha promosso la partecipazione giovanile soprattutto tramite la Revisione della Carta Europea sulla Partecipazione dei Giovani alla Vita Locale e Regionale, riaffermando l’importanza di un coinvolgimento attivo dei giovani per rafforzare le democrazie locali e favorire il progresso sociale ed economico.
La combinazione di tali iniziative, di cui si daranno maggiori dettagli nel seguito di questo contributo, evidenzia come le nuove generazioni stiano progressivamente assumendo un ruolo più incisivo nei processi di decision-making globale.
Nel tentativo di proporre una rapida panoramica sulle iniziative internazionali e regionali volte a promuovere la partecipazione giovanile nei processi decisionali internazionali, va certamente ricordata la risoluzione dell’Assemblea generale 50/81 del 1995, “World Programme of Action for Youth to the Year 2000 and Beyond”, in cui l’Assemblea ha delineato un quadro di riferimento globale per favorire lo sviluppo e la partecipazione dei giovani nei settori più rilevanti della società, tra cui: educazione, occupazione, fame e povertà, salute, ambiente, abuso di droghe, delinquenza giovanile, attività ricreative, ragazze e giovani donne, partecipazione e globalizzazione (par. 8 della risoluzione).
La risoluzione invita gli Stati membri a sviluppare piani d’azione nazionali per affrontare le sfide che i giovani incontrano in ciascuno di questi ambiti (par. 51), sottolineando l’importanza della cooperazione tra governi, organizzazioni internazionali e gruppi giovanili. Un altro elemento centrale è la promozione della partecipazione attiva dei giovani nel processo decisionale su questioni ambientali, con l’obiettivo di garantire che le loro voci vengano ascoltate e integrate nelle politiche pubbliche, a livello locale, nazionale e internazionale (par. 72).
La risoluzione 50/81 dell’Assemblea generale ha così gettato le basi per un coinvolgimento, seppur ancora embrionale, dei giovani negli affari globali, favorendo la nascita di un’agenda che ancora oggi ispira le politiche giovanili su scala mondiale.
Tra le iniziative dell’Assemblea generale va rammentata, altresì, la risoluzione 76/300 del 2022 dal titolo “The human right to a clean, healthy and sustainable environment”, in cui l’Assemblea ribadisce l’importanza del coinvolgimento delle generazioni future nelle sfide globali, con particolare attenzione alla tutela ambientale e allo sviluppo sostenibile. In due passaggi fondamentali, la risoluzione richiama esplicitamente l’obbligo di proteggere i diritti delle generazioni a venire, collegando questo principio a precedenti dichiarazioni come la Dichiarazione di Stoccolma del 1972 e la Conferenza di Rio del 1992. Entrambe queste dichiarazioni avevano già integrato il concetto di intergenerazionalità all’interno del più ampio paradigma dello sviluppo sostenibile, riconoscendo che le risorse naturali devono essere gestite in modo tale da garantire che anche le generazioni future possano beneficiarne.
Nella risoluzione 76/300, questo principio viene ulteriormente rafforzato, ponendo le nuove generazioni come destinatarie principali delle misure volte alla tutela dell’ambiente. Tuttavia, è importante notare che in questo documento i giovani vengono ancora visti principalmente come beneficiari passivi delle politiche ambientali, piuttosto che come agenti attivi nel loro sviluppo e nella loro implementazione. Questo approccio riflette una visione in cui le misure di protezione ambientale sono concepite per salvaguardare il futuro dei giovani, piuttosto che promuovere la loro partecipazione diretta nella definizione di queste misure.
Un ruolo più partecipativo dei giovani, invece, è previsto nell’Agenda Giovani, Pace e Sicurezza del Consiglio di sicurezza dell’ONU, adottata con la risoluzione 2250 del 9 dicembre 2015. Questa risoluzione rappresenta una pietra miliare nel riconoscimento del contributo dei giovani alla prevenzione dei conflitti, al mantenimento della pace e alla costruzione di società più inclusive e resilienti. A differenza di altri strumenti internazionali che considerano i giovani principalmente come destinatari delle politiche, la risoluzione 2250 pone i giovani al centro delle decisioni e delle azioni per la promozione della pace e della sicurezza globale.
In particolare, la risoluzione riconosce cinque aree chiave in cui i giovani devono essere coinvolti attivamente: partecipazione, protezione, prevenzione, partenariato e reintegrazione. Viene sottolineata l’importanza di includere i giovani nei processi decisionali a tutti i livelli, con un focus specifico sulla loro partecipazione attiva nelle negoziazioni di pace, nella ricostruzione post-bellica e nelle politiche di prevenzione dei conflitti (parr. 1 e 2 della risoluzione). In questo contesto, i giovani non sono semplicemente beneficiari, ma agenti di cambiamento, con un ruolo propositivo nella costruzione di società pacifiche e inclusive, come previsto, peraltro, dall’obiettivo n. 16 dell’Agenda ONU 2030.
La risoluzione 2250 richiama implicitamente anche il valore dell’intergenerazionalità, affermando che il successo nella promozione della pace e della sicurezza richiede la collaborazione tra una molteplicità di attori e anche tra tutte le generazioni. Tuttavia, la risoluzione 2250 va oltre, sottolineando che i giovani devono essere riconosciuti non solo come coloro che erediteranno le conseguenze delle decisioni odierne, ma come partner attivi nella loro realizzazione.
Il Consiglio di sicurezza, con la risoluzione 2250, sottolinea l’importanza, per gli Stati membri e le organizzazioni regionali, di creare spazi di dialogo e opportunità per il coinvolgimento diretto dei giovani, affinché possano contribuire con idee, energie e prospettive nuove alla promozione della pace e della sicurezza.
Non vanno dimenticate, poi, altre iniziative adottate in sede ONU, come il Global Forum on Youth, Peace and Security, che ha avuto un ruolo centrale nel promuovere la partecipazione dei giovani ai processi di pace. Questo forum, tenutosi nel 2015 ad Amman, Giordania, ha rappresentato un importante momento di dialogo globale tra giovani, governi, organizzazioni internazionali e altri attori, con l’obiettivo di implementare la risoluzione 2250 e rafforzare il ruolo dei giovani come agenti attivi di cambiamento. Durante l’incontro, è stata adottata l’Amman Youth Declaration, che ha delineato un’agenda chiara per promuovere la partecipazione dei giovani nei processi di pace, mettendo in evidenza la necessità di un approccio inclusivo e intergenerazionale per affrontare le sfide legate alla pace e alla sicurezza.
L’iniziativa ha confermato che i giovani non devono essere solo destinatari di politiche, ma partecipanti essenziali nella costruzione della pace, richiamando l’attenzione sul loro contributo non solo in situazioni di conflitto, ma anche nella prevenzione della violenza e nella promozione di società più coese.
Queste iniziative in sede ONU, che hanno avuto il merito di mettere al centro della discussione politica internazionale le nuove generazioni, sono state integrate e, in alcuni casi, potenziate da misure regionali, tra cui spicca la Dichiarazione di Reykjavík “United around our values”, del Consiglio d’Europa. Questa Dichiarazione, infatti, non soltanto mira a consolidare i principi democratici e dello Stato di e a promuovere misure per favorire una pace duratura nell’ambito del conflitto russo-ucraino, ma enuncia, altresì, i cosiddetti “Reykjavik Principles for democracy”, in cui si riconosce il ruolo cruciale dei giovani nel consolidamento della democrazia. Essa offre, dunque, una cornice fondamentale per la ricostruzione post-bellica in Ucraina, dimostrando l’importanza del coinvolgimento giovanile nella costruzione di un futuro inclusivo e giusto, specialmente in contesti di crisi.
L’impegno del Consiglio d’Europa nella promozione della partecipazione giovanile, però non è limitato alla Dichiarazione di Reykjavik. Va rammentata, infatti, anche la Revised European Charter on the Participation of Young People in Local and Regional Life del 2015 che rappresenta un riferimento importante per le politiche giovanili, poiché sottolinea la necessità di coinvolgere attivamente i giovani nelle decisioni che li riguardano. Oltre a stabilire principi chiari, fornisce indicazioni pratiche su come le autorità locali e regionali possano rendere significativa la partecipazione giovanile.
Un aspetto centrale del lavoro del Consiglio d’Europa è l’educazione giovanile ai diritti umani, supportata dal manuale COMPASS, che promuove la partecipazione delle nuove generazioni attraverso l’educazione ai diritti umani, fornendo strumenti e metodologie che incoraggiano i giovani a impegnarsi attivamente nei processi decisionali e a contribuire alla costruzione della pace e della giustizia sociale, creando spazi e opportunità per il loro empowerment e garantendo che le loro voci siano ascoltate.
Questo strumento è concepito per aiutare educatori e formatori a realizzare programmi basati su metodologie non formali, stimolando i giovani a comprendere e difendere i propri diritti, promuovendo anche il dialogo e la riflessione critica.
Infine, la Strategia del Consiglio d’Europa per i diritti dell’infanzia (2022-2027) rafforza ulteriormente l’attenzione sui giovani, sottolineando l’importanza di ascoltare le loro opinioni e garantire che vengano coinvolti nelle decisioni che li riguardano. L’interconnessione tra queste iniziative dimostra l’impegno del Consiglio nel creare un ambiente in cui i giovani possano esercitare i loro diritti e partecipare attivamente alla vita sociale, contribuendo alla democrazia in Europa.
Questa breve rassegna delle principali iniziative adottate a livello internazionale ed europeo per promuovere la partecipazione giovanile nei processi di governance globale, rivela come la Comunità internazionale stia progressivamente assumendo consapevolezza del ruolo che le nuove generazioni possono giocare in settori quali la sicurezza internazionale, lo sviluppo sostenibile e la tutela dei diritti umani. Le risoluzioni e le dichiarazioni analizzate mostrano un crescente riconoscimento del ruolo dei giovani come agenti di cambiamento, capaci di contribuire in modo significativo alla creazione di società più giuste e resilienti. Solo attraverso una cooperazione effettiva tra le generazioni sarà possibile affrontare le sfide globali e promuovere un futuro in cui i diritti e le aspirazioni dei giovani siano al centro delle politiche internazionali e nazionali.
Enrico Elefante
Studente del Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani “Maria Rita Saulle”
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