La tutela delle donne lavoratrici migranti nell’agenda della 74esima sessione dell’Assemblea generale
Violence against women migrant workers. Report of the Secretary-General
Approfondimento n. 36/2019
Con ris. 72/149 del 17 gennaio 2018, l’Assemblea generale ha chiesto al Segretario generale di elaborare uno studio approfondito sulle conseguenze e gli effetti della violenza di genere perpetrata nei confronti delle donne lavoratrici migranti. La richiesta è nata dalla necessità di comprendere un fenomeno largamente diffuso a cui il diritto internazionale prova a fornire delle adeguate tutele giuridiche (tra vari strumenti giuridici in materia, le principali Convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro, OIL, la Convenzione contro l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, CEDAW, del 1979 e la più recente Dichiarazione di New York su rifugiati e migranti del 2016). Inoltre, la tutela delle lavoratrici migranti rientra nell’Agenda 2030 in particolare nella promozione di condizioni di sicurezza sul lavoro.
Il Report del Segretario generale, pubblicato il 26 luglio scorso, evidenzia principalmente l’assenza di dati formali sui flussi di donne lavoratrici migranti, che sfuggono al controllo delle autorità di frontiera una volta entrate nei territori di destinazione. Tale condizione le pone in situazione di ulteriore vulnerabilità in ragione, non solo del loro genere, ma della loro necessità di adattarsi a situazioni di lavoro che sfociano nell’illegalità (principalmente sotto il controllo della criminalità organizzata).
Il Report del Segretario generale è stato presentato nel corso della 74esima sessione dell’Assemblea, iniziata alla fine del settembre scorso. Un dato importante che emerge riguarda le motivazioni per cui tali donne sono indotte a migrare (condizioni estreme di povertà, cambiamenti climatici, impoverimento come conseguenza dei conflitti).
In particolare modo, il Report ha fatto emergere la complessità di tale fenomeno, in ragione delle molteplici violazioni cui le donne lavoratrici migranti sono soggette. Tali violazioni sono soprattutto intersettoriali, vale a dire che si pongono in essere violazioni legate alla discriminazione di genere, all’età (molto spesso si tratta di giovani donne e ragazze in età adolescenziale), discriminazioni legate all’etnia di appartenenza, alla nazionalità, alla religione e alla condizione sociale.
Il Report presenta, inoltre, come le violazioni strutturali cui tali donne sono soggette, rappresenti un dato che aggrava ancora di più la loro vulnerabilità.
Altro elemento di criticità è l’assenza di sicurezza e di lavoro decente per tali donne e ragazze, principalmente nei casi di malattia e di maternità non protette. Le donne lavoratrici migranti, infatti, sono particolarmente vulnerabili soprattutto in condizioni informali di lavoro.
Nonostante importanti e lodevoli misure adottate da alcuni Stati, il Report sottolinea la persistenza di tale fenomeno e la particolare criticità che esso riveste alla luce soprattutto dell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Debora Capalbo
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, comparato e internazionale