Lo stato della libertà di espressione e del diritto di accesso alle informazioni in Africa
Report of the Special Rapporteur on Freedom of Expression and Access to Information, presented to the 65th Ordinary Session of the African Commission on Human and Peoples’ Rights, 21 October – 10 November 2019
Approfondimento n. 44/2019
Durante la 65° Sessione della Commissione africana sui diritti umani e dei popoli, il vice Presidente della Commissione e Relatore speciale, Lawrence Murugu Mute, ha presentato il Rapporto sullo stato della libertà di espressione e dell’accesso alle informazioni in Africa. Il Report, redatto ai sensi degli articoli 23, par. 3, e 72 del Regolamento di procedura del 2010 della Commissione, mira a monitorare lo stato di attuazione dell’art. 9 della Carta africana dei diritti umani e dei popoli, e si riferisce al periodo temporale compreso tra gennaio e ottobre 2019.
In generale, il Relatore ricorda che la portata del diritto alla libertà di espressione è ampia e riguarda anche il diritto a cercare ed ottenere informazioni, funzionalmente, copre tutte le forme di espressione e i mezzi di diffusione, in linea con quanto affermato nel General Comment No. 34 dal Comitato sui diritti umani, organo di monitoraggio del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Tale diritto, tuttavia, non è assoluto. Eventuali restrizioni alla libertà di espressione devono essere previsti dalla legge, perseguire una finalità legittima e necessaria in una società democratica, in linea con gli standard internazionali.
Riconoscendo il ruolo fondamentale di driverper l’esercizio di altri diritti, la Commissione africana ha invitato gli Stati ad abrogare le norme penali sulla diffamazione che rappresentano un ostacolo alla libertà di espressione. In tal senso, il Relatore speciale accoglie con favore l’adozione del Kamara Abdullai Kamara Act of Press Freedom dell’8 febbraio 2019 (Liberia) e le pronunce della Corte Suprema ruandese del 24 aprile 2019 e dell’Alta Corte keniana del 31 luglio 2019.
Il Rapporto riconosce il ruolo fondamentale dei media nel promuovere un flusso libero di informazioni e di idee, per aiutare le persone a prendere decisioni informate e rafforzare la democrazia. In tale contesto, gli Stati hanno l’obbligo garantire l’indipendenza dei mezzi d’informazione, contrastandone le interferenze di natura politica, commerciale o di altro tipo, che possono arrivare fino a vere e proprie forme di censura.
Il Relatore si dichiara preoccupato che l’obiettivo della tutela della sicurezza nazionale continui ad essere utilizzato quale motivo per giustificare forme eccessive di censura e l’arresto dei giornalisti (si vedano i casi in Nigeria, Burkina Faso, Liberia, Zambia, Tanzania, Repubblica del Congo, Uganda, Malawi, Burundi, Algeria, Egitto, Sudan, Camerun, Mozambico, Ghana). La preoccupazione si estende ai numerosi casi in cui i giornalisti sono oggetto di attacchi fisici e di vera e propria persecuzione sui social media (minacce di stupro, di violenza fisica, di morte e la pubblicazione on-line di immagini dei giornalisti, soprattutto nei confronti di donne giornaliste). il Report ricorda dunque agli Stati che hanno l’obbligo positivo di adottare tutte le misure necessarie per prevenire gli attacchi ai giornalisti, così come il dovere di perseguire e punire i responsabili.
Proprio l’accesso alle informazioni su internet è oggetto di una sezione specifica del Rapporto, alla luce dell’importanza ormai acquisita dallo strumento. La Commissione africana ha esortato gli Stati ad adottare misure legislative per garantire il diritto alla libertà di informazione e di espressione attraverso l’accesso ai servizi internet. In modo complementare, i cittadini africani sono devono esercitare il loro diritto alla libertà di informazione e di espressione in internet in modo responsabile.
Il Relatore speciale rileva che si assiste, sempre più spesso, a interruzioni deliberate del flusso di informazioni online, rendendo impossibile ai giornalisti di pubblicare contenuti e al pubblico di esprimersi liberamente, soprattutto in momenti politici importanti quali in situazioni di elezioni o casi di proteste civili (si vedano i casi in Repubblica Democratica del Congo, Benin, Malawi, Mauritania, Gabon, Zimbabwe, Ciad, Sudan, Algeria, Etiopia, Liberia). Di contro, viene accolta con favore l’iniziativa della società civile sudafricana che esorta lo Stato ad adottare misure specifiche per garantire l’accesso universale a Internet (es. Wi-Fi di base gratuito e l’istituzione di programmi di alfabetizzazione digitale).
In conclusione, il giudizio dello Special Rapporteur sullo stato della libertà di espressione e sull’accesso all’informazione nel continente africano è altalenante. Pur riconoscendo i numerosi sforzi dei governi, attraverso l’adozione di numerosi strumenti normativi, e delle autorità giudiziarie nazionali per garantire l’effettivo esercizio della libertà di informazione e di espressione, permane un “instinct for states to use legislation to clamp down on internet use for any number of reasons”. In tal senso, meriterebbe maggiore attenzione la valutazione circa la conformità delle misure restrittive adottate con i criteri previsti dall’art. 9 della Carta africana e dagli strumenti internazionali sui diritti umani. Si riconosce, inoltre, che l’attività dei giornalisti rimane sotto una indebita pressione da parte delle forze governative e/o economiche che minano l’indipendenza degli organi di stampa.
Viene evidenziato, infine, che il potere di Internet e dei social media quali strumenti di promozione dei cambiamenti economici, sociali e politici non può essere frenato ma, piuttosto, dovrebbe essere usato per sostenere lo sviluppo umano e culturale della società, garantendo la possibilità di tutti di accedere alle informazioni, di esprimersi liberamente e nei modi che si ritengono più opportuni (senza tuttavia ledere i diritti e la dignità altrui) e di promuovere la diffusione della conoscenza.
Alla luce di tali considerazioni, nelle raccomandazioni finali la Commissione invita gli Stati membri a: 1) adottare normative per depenalizzare il reato di diffamazione; 2) garantire ai giornalisti un ambiente sicuro in cui poter lavorare in modo serio e indipendente; 3) adottare (o attuare nei casi di legislazione già in vigore) misure regolamentari per garantire l’accesso alle informazioni; alla legislazione informazioni; 4) istituire programmi per promuovere l’accesso universale a internet; 5) favorire le visite del Relatore speciale sullo stato della libertà di espressione e dell’accesso alle informazioni in Africa presso le proprie istituzioni, per sensibilizzare e monitorare l’attuazione dell’arti. 9 della Carta africana.
Gianfranco Gabriele Nucera
Assegnista di ricerca in Diritto internazionale