Osservazioni a margine dell’ultimo Rapporto della Commissione internazionale d’inchiesta sui territori occupati in Palestina in materia di trattamento dei detenuti e ostaggi e attacchi alle strutture e al personale medico

Approfondimento n. 7/2024                                                            

Con risoluzione S-30/1 del maggio 2021, il Consiglio dei Diritti Umani istituiva, in via urgente, la Commissione internazionale indipendente di Inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele. Incaricata di riferire al Consiglio e all’Assemblea Generale su base annuale in merito alle presunte violazioni di diritto internazionale umanitario e di diritto internazionale dei diritti umani verificatesi in quei territori prima e dopo il 13 aprile 2021, la Commissione evidenziava sin dal primo Report una situazione di persistente tensione.  

«The Commission notes the strength of prima facie credible evidence available that convincingly indicates that Israel has no intention of ending the occupation, has clear policies for ensuring complete control over the Occupied Palestinian Territory, and is acting to alter the demography through the maintenance of a repressive environment for Palestinians and a favourable environment for Israeli settlers» (A/HRC/50/21, Par.70)

Il 7 ottobre 2023 miliziani appartenenti ad Hamas e ad altri gruppi armati palestinesi, hanno sferrato un attacco contro Israele, provocando centinaia di morti. Numerose persone sono state catturate e trattenute come ostaggi nella Striscia di Gaza. Lo Stato di Israele ha risposto con un’operazione militare su vasta scala, sottoponendo la Striscia ad uno stato di assedio che sta provocando migliaia di morti e una pesante crisi umanitaria. 

Alla luce dei nuovi accadimenti, la Commissione ha quindi pubblicato due nuovi Reports: il primo, datato 14 giugno 2024, dà conto delle violazioni di diritto internazionale dei diritti umani e diritto internazionale umanitario compiute dalle parti in conflitto tra il 7 ottobre e il 31 dicembre 2023, nonché della presunta commissione di crimini internazionali; il secondo, di cui si tratterà più nel dettaglio, è stato pubblicato l’11 settembre 2024 ed esamina in particolare il trattamento di detenuti ed ostaggi di guerra e gli attacchi alle strutture e al personale sanitario perpetratesi dall’inizio delle ostilità sino ad agosto 2024.

Prima di entrare nel merito dell’analisi dell’ultimo Report del settembre 2024, la Commissione delinea la metodologia seguita per il fact-checking delle informazioni raccolte, sottolineando tra l’altro la mancata collaborazione da parte delle autorità israeliane. Riporta inoltre il legal framework applicabile al caso, ricordando come i territori palestinesi siano sotto occupazione militare e che Israele, in quanto potenza occupante, è vincolata al rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. In tale contesto viene ripreso il parere consultivo, “Conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori Occupati Palestinesi, incluso Gerusalemme Est”, reso dalla Corte Internazionale di Giustizia (CGI) nel luglio 2024. Quest’ultima ribadiva come l’occupazione israeliana violasse il diritto internazionale, negando il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, che subiva altresì una pesante discriminazione. La Corte chiedeva dunque di porre fine all’occupazione “as rapidly as possible” (Advisory Opinon Par. 267).

Passando al cuore del Report, come è stato anticipato, l’analisi delle violazioni muove su tre direttrici: 

  • l’attacco alle strutture e al personale sanitario;
  • il trattamento dei detenuti da parte delle autorità israeliane; 
  • il trattamento degli ostaggi da parte di gruppi armati palestinesi. 

Dall’inizio dei combattimenti, le forze armate israeliane hanno più volte attaccato strutture sanitarie (498 volte tra il 7 ottobre 2023 e il 30 luglio 2024 secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) con l’esito che al 15 luglio, di 36 ospedali di Gaza, 20 risultavano inutilizzabili. Questa pratica purtroppo non rappresenta una novità, infatti, Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori Palestinesi Occupati dal 1967, nel suo Report dell’ottobre 2023, denunciava come anche nelle precedenti operazioni belliche, le forze armate israeliane avessero preso di mira strutture e personale medico. 

Nel Report viene, tra l’altro, affrontato il dibattuto tema dell’utilizzo di strutture sanitarie da parte dei gruppi armati palestinesi. Aspetto sostenuto più volte da Israele per giustificare gli attacchi. La Commissione, nel valutare le posizioni di entrambe le parti, sostiene che non è sempre stato possibile provare tale circostanza e che gli ospedali, al momento degli attacchi, erano comunque sotto la protezione del diritto internazionale umanitario.

Ad ogni modo, sulla base di prove documentali e testimonianze, la Commissione è in grado di concludere che «Israel has implemented a concerted policy to destroy the health-care system of Gaza. Israeli security forces have deliberately killed, wounded, arrested, detained, mistreated and tortured medical personnel and targeted medical vehicles, constituting the war crimes of wilful killing and mistreatment and the crime against humanity of extermination». (Par. 89)

La detenzione di massa dei palestinesi, portata avanti dalle autorità israeliane in Cisgiordania e nel resto dei Territori Occupati, è un aspetto cronico dello status di occupazione, ancor più aggravatosi dopo il 7 ottobre. Migliaia di palestinesi, compresi molti minori, sono stati arrestati e sottoposti a maltrattamenti al momento dell’arresto e durante la detenzione. Inoltre, alla Commissione sono stati segnalati casi di prigionieri usati come scudi umani nelle operazioni a Gaza. 

Il Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, ha più volte invitato al “pugno duro” contro i palestinesi, proponedo anche l’introduzione della pena di morte. Recentemente ha fatto scalpore il suo essersi schierato a difesa di militari isrealiani arrestati per uno stupro di gruppo a danno di alcuni prigionieri del complesso di detenzione di Sde Teiman. Il carcere in questione è divenuto tristemente noto per le dure condizioni e gli abusi che vi si verificano, testimoniati da ex detenuti, ma anche da medici israeliani, che riportano alla memoria le immagini di Guantanamo.

Tutto ciò è facilitato dal regime di occupazione che sottopone i palestinesi alla legge militare. Da diverso tempo varie realtà, tra cui ONG israeliane come B’Tselem e Breaking the Silence, hanno denunciato come nelle aree occupate viga un “doppio sistema giuridico”. Secondo tale sistema, i cittadini israeliani, in particolare coloni, sono soggetti all’ordinamento civile e alle garanzie di questo, mentre i palestinesi sono sottoposti a quello militare, che facilita arresti, perquisizioni e limitazioni della libertà di movimento. Di fatto, queste misure non sono autorizzate da procure e tribunali, ma direttamente disposte da ufficiali e soldati, che operano, quindi, in assenza di mandati, con ampia discrezionalità. Del resto, le ONG sopracitate, attraverso le testimonianze raccolte fra gli stessi soldati, avevano dimostrato come nei territori occupati le autorità militari si muovono in un’ottica che vede in ogni civile un potenziale nemico.

La Commissione, passando in rassegna gli abusi sistematici avvenuti durante il gran numero di arresti degli ultimi mesi, i quali hanno colpito non solo appartenenti ai gruppi armati, ma anche civili, (compresi medici, difensori dei diritti umani, giornalisti e personale ONU), chiarisce che questi atti costituiscono «war crimes of inhuman treatment and outrages upon personal dignity and the crime against humanity of other inhumane acts. In some cases, such acts amount to the war crime and crime against humanity of torture». (Par. 109)

Il Report non manca, poi, di affrontare anche la spinosa questione degli ostaggi israeliani. Il 7 ottobre i militanti di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi hanno catturato e portato nella Striscia di Gaza 251 persone, 226 civili e 25 membri delle forze di sicurezza israeliane. Tra gli ostaggi vi erano anche persone anziane e bambini. Al 3 settembre 2024, 101 sono ancora in cattività, gli altri sono stati liberati tramite accordi, blitz militari o sono morti. Tra i rilasciati vi sono 34 bambini.

È stato provato che durante la detenzione gli ostaggi hanno subito maltrattamenti, anche a sfondo sessuale, oltre alla privazione di cibo e medicine essenziali per le persone più anziane.  La Commissione stabilisce quindi che: «Crimes against humanity, including torture, enforced disappearance and other inhumane acts, were committed against hostages by Hamas and other Palestinian armed groups. The de facto authority in Gaza has the responsibility of investigating possible violations of international law and holding the perpetrators accountable». (Par. 112)

A tal proposito, sembra opportuno spendere qualche riga, sul dibattuto ruolo del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). Si ricordi, infatti, che questo, da Statuto, ha il mandato, oltre che di fornire assistenza umanitaria e facilitare il dialogo delle parti in conflitto, di visitare i prigionieri di guerra.  Le autorità israeliane, i parenti degli ostaggi e parte del Paese hanno accusato il CICR di essersi scarsamente impegnato a favore degli ostaggi. In realtà la Croce Rossa non ha potuto visitarli, ma ha comunque avuto un ruolo operativo nella liberazione degli ostaggi seguita all’accordo del novembre 2024. Ad ogni modo l’organizzazione ha risposto alle critiche ribadendo la sua neutralità ed assicurando di aver intrapreso tutti gli sforzi di diplomazia umanitaria necessari. Dichiara, infatti, di aver intavolato dei colloqui con Hamas per ottenere l’accesso agli ostaggi. Anche la Commissione ha stigmatizzato gli impedimenti posti da Hamas e dagli altri gruppi armati ad un eventuale ispezione del CICR. Questa sarebbe importante per la salute degli ostaggi e per l’accertamento di eventuali ulteriori crimini.

Il Report si conclude con numerose raccomandazioni che la Commissione rivolge alle parti in conflitto e al resto degli Stati Membri delle Nazioni Unite. Fra le principali richieste fatte ad Israele figura la cessazione dell’occupazione sui territori palestinesi, la fine dell’assedio a Gaza per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari ed il rilascio dei detenuti palestinesi. Tra le richieste rivolte ai gruppi armati palestinesi, le più importanti e urgenti riguardano, ovviamente, la liberazione degli ostaggi e l’accesso del personale CICR ai luoghi in cui questi sono detenuti.

Soffermandosi, invece, sulle raccomandazioni rivolte agli altri Stati Membri, viene in rilievo anzitutto il dovere di rispettare la richiesta della CIG di non riconoscere le conseguenze dell’occupazione illegale dei Territori Palestinesi, nonché la cessazione di ogni forma di aiuto o assistenza nel mantenimento dello stato di occupazione. È altresì significativa la raccomandazione rivolta agli Stati di esplorare misure di responsabilità per i presunti autori di crimini internazionali, gravi violazioni dei diritti umani e abusi commessi in Israele e nei territori palestinesi soggetti ad occupazione.

Il Report, sommandosi a tanti lavori delle Nazioni Unite, ma non solo, mostra chiaramente come in Palestina regni un clima di generale disprezzo per i diritti umani. Purtroppo, le violazioni delle norme di diritto internazionale umanitario e dei diritti umani perpetrate il 7 ottobre e nella guerra che ne è seguita, sono solo una recrudescenza di una situazione che va ormai avanti da settant’anni. Oggi i riflettori sono di nuovi accesi sul conflitto arabo-israeliano, ma è necessario ricordare che “la questione palestinese”, ha radici ben più lontane del 7 ottobre e non si concluderà con la mera vittoria militare di una delle due parti. Il continuo invio di armi e il coro di critiche che ha ricevuto la Corte Penale Internazionale, in occasione della richiesta da parte del Procuratore Capo di emissione del mandato di cattura per i leaders di Hamas e del Governo di Israele e, in questi giorni, con l’emissione dei mandati stessi, mostrano come nella comunità internazionale vigano ancora visioni unilaterali o “doppiopesiste”. 

Che la soluzione sia “due Popoli, due Stati” o “uno Stato multietnico”, la decisione ultima spetta a chi abita quelle terre. Tuttavia, la comunità internazionale, supportando le iniziative delle Nazioni Unite e le società civili israeliana e palestinese, ha la responsabilità di superare logiche particolaristiche e di non limitarsi a risposte momentanee e parziali. Solo attraverso un impegno a lungo termine, orientato alla promozione del dialogo, al sostegno umanitario, economico e sociale e alla diffusione della cultura dei diritti umani, si potrà contribuire a spezzare una spirale di odio che dura dal dopoguerra. 

Francesco Libero Pirro 

Studente del Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani “Maria Rita Saulle” 

Materiali e link utili 

A/77/328, Report of the Independent International Commission of Inquiry on the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, and Israel, 2022 https://www.un.org/unispal/document/report-of-the-independent-international-commission-of-inquiry-on-the-occupied-palestinian-territory-including-east-jerusalem-and-israel-a-77-328/

A/78/545 Albanese Francesca, Situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967, 2023 https://www.ohchr.org/en/documents/country-reports/a78545-situation-human-rights-palestinian-territories-occupied-1967

A/79/232, Report of the Independent International Commission of Inquiry on the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, and Israel, 2024 https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n24/262/79/pdf/n2426279.pdf

AFP and ToI Staff, “Israeli group accuses Red Cross of ‘biased and apathetic’ response to Gaza hostages,” in Time of Israel, 21 December 2023, https://www.timesofisrael.com/israeli-group-accuses-red-cross-of-biased-and-apathetic-response-to-gaza-hostages/

Amnesty International (a cura di), Dichiarazione sull’operazione militare israeliana in Cisgiordania, 2004 https://www.amnesty.it/dichiarazione-sulloperazione-militare-israeliana-in-cisgiordania/

Breaking the Silence, Yesh Din, PHRI (a cura di), A LIFE EXPOSED Military invasions of Palestinian homes in the West Bank, 2020 https://life-exposed.com/wp-content/uploads/2020/11/Exposed_Life_EN_FINAL.pdf

Breaking the silence (a cura di), La nostra cruda logica: testimonianze di soldati israeliani dai territori occupati, prefazione di Alessandro Portelli; traduzione di David Scaffei Roma: Donzelli, 2016

Giorgio Michele, “«Ho visto Sde Teiman, non è solo un carcere ma la nostra vendetta»”, in Il Manifesto, 9 novembre 2024  https://ilmanifesto.it/ho-visto-sde-teiman-non-e-solo-un-carcere-ma-la-nostra-vendetta

Burkhalter Dorian, Hunt Julie, “<<C’è la tendenza a credere che la Croce Rossa possa fare cose fuori dalla sua portata>>” in swissinfo.ch, 30 novembre 2023    https://www.swissinfo.ch/ita/parliamo-di-noi/una-finestra-sulla-svizzera/47935784

ICC, Statement of ICC Prosecutor Karim A.A. Khan KC: Applications for arrest warrants in the situation in the State of Palestine, 2024 https://www.icc-cpi.int/news/statement-icc-prosecutor-karim-aa-khan-kc-applications-arrest-warrants-situation-state

 ICJ, Legal Consequences arising from the Policies and Practices of Israel in the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, 2024 https://www.icj-cij.org/case/186

ICC, Situation in the State of Palestine: ICC Pre-Trial Chamber I issues warrant of arrest for Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (Deif), 2024 https://www.icc-cpi.int/news/situation-state-palestine-icc-pre-trial-chamber-i-rejects-state-israels-challenges

ICC, Situation in the State of Palestine: ICC Pre-Trial Chamber I rejects the State of Israel’s challenges to jurisdiction and issues warrants of arrest for Benjamin Netanyahu and Yoav Gallant, 2024 https://www.icc-cpi.int/news/situation-state-palestine-icc-pre-trial-chamber-i-rejects-state-israels-challenges

Sito della Commissione: https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/co-israel/index

Mercadante Francesco, “Armi in Medio Oriente, uno sguardo agli interessi in gioco”, in Econopoly. Numeri idee progetti per il futuro (Ilsole24ore). 2023 https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2023/12/06/armi-israele-hamas-interessi/

Simon Speakman Cordall, “‘Everything is legitimate’: Israeli leaders defend soldiers accused of rape” in Al jazeera, 9 Aug 2024 https://www.aljazeera.com/news/2024/8/9/everything-is-legitimate-israeli-leaders-defend-soldiers-accused-of-rape